Cercare di dormire sarebbe stato inutile, troppi pensieri affollavano il suo cuore. Finchè non scattò la decisione: «andrò a trovarlo ora, mentre è notte. Il buio mi nasconderà dai giudizi della gente, ed io potrò rivolgergli in pace quelle domande che mi ardono nel petto».
Nicodemo era “maestro della legge”, conosceva cioè per filo e per segno Dio e la sua volontà, che era tutta scritta nel libro sacro. Egli era anche un “fariseo”: non solo conosceva la Legge di Dio, era anche impeccabile nel metterla in pratica. Per di più era un “capo dei giudei”, aveva cioè responsabilità sui sugli altri, doveva fare in modo che anch’essi conoscessero la parola di Dio e la mettessero in pratica. La sua vita, insomma, era stata un’insieme di certezze salde come la roccia, perlomeno fino al momento dell’incontro con Gesù. Era affascinante Gesù, perché si capiva, ascoltandolo, guardandolo, che non parlava di Dio per sentito dire o per aver tanto studiato. Ogni sua parola pareva scendere direttamente dal Cielo, mente i suoi gesti erano così traboccanti di vita, di perdono, di guarigione, che nulla di simile prima d’allora si era visto su questa terra. Il suo modo di fare mandava su tutte le furie i capi del popolo e i maestri della legge: essi infatti, a causa sua, non potevano più dirsi gli unici
“padroni” e “interpreti” del pensiero e dell’opera di Dio!
Tornare bambini Nicodemo però, non si sa come, non si sa perché, aveva una breccia aperta in cuore. A lui quell’uomo non provocava rabbia o fastidio, ma un miscuglio inspiegabile di inquietudine e attrazione. Di fronte a Gesù Nicodemo si sentiva
sperduto e inesperto, come un bambino. Aveva l’impressione di aver trovato finalmente la sorgente a cui dissetare il cuore, eppure era spaventato perché non riusciva a prevedere le conseguenze che l’abbeverarsi a quella fonte avrebbe comportato.
Nella capacità di stupore, nella curiosità intelligente, nell’intuizione di ciò che sta al cuore della realtà, gli adulti sono solo dilettanti. I veri specialisti sono i bambini: essi non si sono ancora abituati a “sapere cose” su Dio, perciò sono capaci di stupirsi davvero di Lui. Non per niente Gesù ha detto che chi è come loro è già cittadino del Regno dei Cieli!
Tra le “cose di Dio” a cui i grandi sono ormai abituati da molto tempo, ma che fanno letteralmente impazzire i bambini, c’è il mistero della Trinità. Nessun cristiano “serio” oserebbe, al giorno d’oggi, stupirsi di fronte al fatto che Dio è uno e tre allo stesso tempo! Fa parte delle cose che “si dicono” di Dio, ma in fondo che importanza ha? Non ci si pensa. Forse perché è un po’ imbarazzante, ammettere di non aver capito a cosa serve questa puntualizzazione, voglio dire: non è sufficiente credere che esiste Dio, punto e basta? È imbarazzante. Perciò è meglio non pensarci, far finta di niente. Finchè anche noi, come Nicodemo, non veniamo risvegliati, scossi nelle nostre certezze dall’incontro con Gesù vivo, con la sua parola misteriosa e penetrante.
Tutto quello che possiamo sapere su Dio
Tutto quello che possiamo sapere su Dio, infatti, lo impariamo da Gesù. Nicodemo aveva intuito che quell’uomo era un’occasione da non perdere e voleva andare a fondo della cosa: «chi sei tu per parlare in quel modo di Dio? Come lo conosci, da dove hai preso le tue informazioni, la tua autorevolezza? Dove hai imparato a fare i gesti che fai?». Nel silenzio della notte, Gesù ascolta attento e poi risponde: «non capirai mai, se non ti lasci guidare dallo Spirito Santo e se non ti fidi di ciò che ti dico del Padre. Io non sono qui per caso, ma per farti capire che Dio non è un padrone, Dio è Amore».
Gesù rivela il mistero della Trinità, perché questo è il modo concreto per dire che Dio è Amore. L’Amore, infatti, nessuno l’ha mai visto camminare per la strada. Per le strade del mondo vediamo persone che amano davvero, sentiamo l’amore di chi si prende cura di noi, sperimentiamo la fatica e la gioia di amare gli altri dimenticando noi stessi. Trinità, allora, significa tre persone che convengono a tal punto nell’amore, nel dono di sé, da essere uno. Per questo soltanto guardando la Trinità capiamo cos’è davvero l’Amore! Quando il Figlio viene sulla terra e si fa uomo, viene per raccontarci di quell’amore e morendo sulla croce spalanca a noi le porte di quel Cielo. E quando lo Spirito Santo viene in noi nel giorno del Battesimo e della Cresima e poi ancora ad ogni Confessione e ad ogni Eucarestia, viene per rendere il nostro cuore capace di partecipare all’abbraccio del Padre, che ha tanto amato il mondo da rischiare la vita del Figlio pur di farci entrare in comunione con Lui.
Dio è Amore perché da sempre ama e desidera essere amato. Ecco perché anche noi desideriamo l’Amore più di ogni altra cosa, perché siamo creati a immagine di Dio. Ecco perché dove c’è l’amore c’è la vita, dove l’amore manca c’è la morte. Ecco perché più conosciamo Dio nella preghiera e nei sacramenti, più ci sentiamo amati da Lui, più diventiamo capaci di amare davvero. Questa è l’avventura della fede: misteriosa e affascinante, esigente e travolgente, come ogni autentica storia d’amore. Io ci credo!
Linda Pocher: religiosa delle Filgie di Maria Ausiliatrice. Studentessa in teologia della Pontificia Università Gregoriana di Roma. |